Utilizzare l’olfatto dà come risultato la costruzione di pattern di attività cerebrali.

Questi pattern, ovvero degli schemi, sono continuamente variabili e si possono tradurre in azioni biocinetichebiodinamiche e biochimiche che si esplicano in infiniti comportamenti co-evolutivi.

L’essere umano, come un sistema complesso adattativo auto-organizzato, è capace di muoversi in autonomia e indipendenza cognitiva.

Per questo è perfettamente responsabile delle numerosi variabili emergenti coscienti, che determinano ogni nostro comportamento, istante per istante.

La logica non-lineare

Possediamo un io comportamentale, che non conosciamo, ma che interagisce con ogni piccolo sistema del nostro corpo.

Questo, costantemente si accompagna in co-evoluzione con qualsiasi informazione-segnale (i-s) che proviene dall’ambiente e che viene successivamente elaborata ed integrata.

 In questa fase elaborativa, non cosciente, le infinite variabili sconosciute si esprimono in una logica non-lineare che è caratteristica insita in ogni sistema complesso adattativo.

La decisione auto-organizzata

Nell’istantaneità attrattoria, cioè nella direzione funzionale che nasce spontaneamente nel sistema ad opera delle i-s, troveremo sempre la risposta funzionale che permette di interagire ed integrarsi con l’ambiente.

L’abilità del nostro sistema è tale per cui, nel processare e analizzare le i-s, andrà ad interagire con quelle che possono più rispecchiarsi in una sua “decisione auto-organizzativa” e avviare così la co-evoluzione con le sue conseguenti coreografie espressive comportamentali.

Il metodo QuEBA

Le i-s che consideriamo particolarmente favorenti, nel promuovere la capacità co-evolutiva comportamentale, sono quelle legate alla funzione dei batteri (microbiota-microbioma), degli alimenti e degli stati emozionalimetodo QuEBA: Quantum, Emozioni, Batteri, Alimenti).

Coreografie emozionali-strutturali

Nell’ambito di tali informazioni soffermiamoci sull’importanza dell’olfattogusto-sapore per poter capire meglio l’abilità attrattoria comportamentale del sistema.

È molto interessante introdurre questo argomento riferendoci ad un grande della letteratura: Marcel Proust.

Nella sua Recherche, e nella mirabile descrizione delle proprie sensazioni, leggiamo come da un dolce, una madeleine, quindi prettamente materia, gli si rivelino spontaneamente strutture esperienziale del suo spirito, del suo vissuto, e aggiungo io di vere e proprie coreografie emozionali-strutturali (metodo QuEBA).

Il veicolo attrattore

In Proust la i-s, la madeleine, diventa una sorta di veicolo attrattore che lo trasporta nel labirinto della sua parte non cosciente-cosciente.

Guidato da questo nasce un’analisi sensoriale puramente istintiva, dove lui stesso percepisce come l’olfatto-gusto-sapore siano tanto importanti per l’emergenza dei ricordi che si attivano nella sua memoria.

L’alimento madeleine diventa per Proust, ovvero per il sistema complesso adattativo auto-organizzato Proust, la chiave che permette l’insorgenza in forma istantanea di eventi passati.

Taluni privi di importanza, altri che si sviluppano in una rete di innumerevoli cascate di variabili comportamentali.

Ippocampo-amigdala-Krebb

È ben noto come l’olfatto-gusto-sapore abbiano un collegamento diretto con la struttura dell’ippocampo, sede della memoria a lungo termine.

Allo stesso modo ricordiamo che l’amigdala è fondamentale per i ricordi che trasportano contenuti emotivi e lo stesso ippocampo è coinvolto nel creare ricordi di esperienze passate.

Inoltre, un grande eccitatore di ricordi è un gene denominato KREB che codifica una proteina che regola l’espressione di altri geni responsabili della memoria.

Senza KREB una parte dei ricordi andrebbe perduta e quindi si tratta di uno stabilizzatore di ricordi.

In noi vi è una costante narrazione che non smette mai di accompagnarci e che si risolve tra connessioni neurali e successivamente in coreografie di stati funzionali-strutturali-emozionali, i cui terminali espressivi risiedono nei visceri e nell’apparato muscolo-scheletrico (metodo QuEBA).

Modalità ricordo e realtà ri-analizzata

Dobbiamo anche considerare che il ricordo diventa nel nostro presente una realtà rianalizzata e mai uguale a quella originale.

Difatti l’ambiente, persone, clima, alimenti, emozioni etc., in cui si svolge la fase comportamentale, si ripropone in maniera diversa e pertanto, come in una esplosione di coreografie, esprimiamo richiami comportamentali creandone successivamente e istantaneamente di altri.

Potremmo dire che la “modalità ricordo” cambia noi stessi e ci permette di ricordare i vari stati delle possibilità comportamentali espresse e non, tutte fondamentalmente legate e costruite dall’ EBA (batteri, alimenti, emozioni).

Sotto questa luce possiamo vedere che l’alimento, sempre in comunione con il microbiota e gli stati emozionali, va considerato non solo per la sua valenza nutrizionale, importante ma non decisiva.

Va considerato come mezzo che ci permette, attraverso l’olfattogusto-sapore, di rendere reale un’informazione non cosciente, incarnandola in una espressione comportamentale sistemica cosciente.

Le immagini olfattive

È interessante considerare che quando annusiamo coscientemente, ma chiaramente anche l’aspetto visivo ha la sua importanza, diamo origine a pattern spaziali di attività cerebrale da cui scaturisce la coscienza consapevole della realtà.

Questi ultimi si possono paragonare a “immagini olfattive” che realmente percepiamo e di conseguenza ci permettono di vivere la “esperienza”.

Tali pattern spaziali possono essere considerati come la rappresentazione dell’informazione trasportate dalle molecole odorose.

Così come con il sistema visivo in cui un pattern sulla retina viene chiamato immagine visiva, definiamo un’immagine olfattiva un pattern sul bulbo olfattivo.

Quando sentiamo un odore stiamo percependo un pattern spaziale di attività che possiamo definire “immagine olfattiva”.

L’oggetto odoroso

Si può considerare il pattern come un intero che impariamo a identificare con il suo “oggetto odoroso” e a differenziarlo dagli altri, che potrebbero essere simili, ma recano con sé un significato comportamentale diverso.

Una “immagine olfattiva” non rappresenta il vero mondo degli odori, ma è solo il modo in cui il cervello rappresenta quest’ultimo assemblando informazioni e costruendo pattern fino a darsi la coscienza di quell’odore, gusto-sapore.

I pacchetti d’informazione

È come se l’immagine fosse costruita da infiniti pacchetti di informazioni (meccanica quantistica) detti “rumore” i quai nel processo non lineare del caos quantistico, portano ad un collassamento, ad una auto-organizzazione del sistema che si configura nel pattern scelto (metodo QuEBA).

Da qui poi nasce la coscienza del comportamento integrato-interagente.

Evidenziamo che ogni alimento, sempre in simbiosi con batteri ed emozioni, si inserisce in ogni storia comportamentale proprio perché possiede, involontariamente, una sua caratteristica composizione comportamentale.

La memoria comportamentale

È ragionevole affermare che, attraverso la i-s QuEBA, l’input/output dei geni crei l’insorgere di un ricordo legato a funzioni già pre-esistenti in tutti i sistemi biodinamici che fanno parte del nostro comportamento co-evoluto emergente.

In tale emergenza i pattern funzionali istantaneamente realizzeranno espressioni di ordine visceralestrutturaleposturegesti finalizzando in atti motori (PGA).

Le evidenze che QuEBA e le relative costruzioni statico-dinamiche QuEBA-apparato muscolo-scheletrico (MS)esercita sulla nostra memoria comportamentale possano determinare una plasticità della narrazione riscrivendo nuovi comportamenti su fatti accaduti e li fanno rivivere in maniera diversa (metodo QuEBA).

La distorsione del passato

Nell’atto terapeutico bisogna considerare che tutto ciò che noi esprimiamo nella realtà emergente, inclusi i sintomi percepiti, è una distorsione del nostro passato, costruito sulle infinite variabili QuEBA-MS, cioè sulle integrazioni-interazioni viscerali, posturali, gestuali ed espressioni di infinti atti motori esperienziali.

Ogni realtà emergente, cioè espressione cosciente, è rielaborata con ricordi QuEBA-MS.

I pattern funzionali

Possiamo considerare i pacchetti QuEBA-MS come pattern che agiscono in ridondanza, cioè una stessa informazione-segnale può agire su molteplici bersagli e può produrre pattern funzionali che interesseranno molteplici elementi del sistema uomo.

Inoltre, proprio come espressione di un sistema complesso, uno stesso pattern è “controllato” da altri e la sua espressione dipende dai sinergismi ed auto-organizzazioni di questi ultimi.

Gusto, sapore e sistema immunitario

Bisogna ricordare che gusto-sapore agiscono come un controllore del sistema digerente informandoci sul cibo che mangiamo.

I suoi recettori, soprattutto dell’amaro e del dolce, si trovano non solo nella lingua, ma anche in cavità nasali, polmoni, cuore, intestino etc. e fanno parte del sistema immunitario innato nel quale agiscono con modalità istantanea.

L’interpretazione della narrazione

L’approccio terapeutico attraverso il metodo QuEBA deve tener conto, prima dell’intervento diretto sul sistema uomo (paziente), di come le informazioni-segnale (Emozioni, Batteri, Alimenti) entrino prepotentemente in gioco nelle costruzioni comportamentali, determinando la disponibilità ad eventi sintomatici e/o disfunzioni.

L’interesse dell’approccio risiede proprio nell’interpretazione della narrazione che precede e supporta l’evidenza sintomatica emergente nella persona in osservazione (paziente).

Le costruzioni comportamentali

Non sembra possibile, dunque, immaginare un qualsiasi recupero funzionale nell’ambito di una terapia senza considerare le costruzioni comportamentali antecedenti che condizionavano, e condizionano, le infinite variabili coreografiche e sistemiche riducendo così l’effetto di altre eventuali potenzialità e possibilità terapeutiche.  

Bibliografia

  • Sheperd G. M., All’origine del gusto La nuova scienza della neurogastronomia, Torino, Codice Edizioni, 2014
  • Holley A., Il cervello goloso, Torino, Bollati Boringhieri editore, 2009
  • Lee R. J., Cohen N. A. (2016) “Il sapore umano dell’immunità”, Le Scienze, Volv 572, pp. 64-69